Da Roma a Capo Nord in invernale - Honda

Tramonto appena raggiunto Capo Nord.

Nel febbraio di quest’anno ho organizzato un roadtrip invernale da Roma a Capo Nord per il brand Honda. L’obiettivo è quello di creare contenuti fotografici per il nuovo modello di Honda CR-V 4x4 Full Hybrid in un ambiente suggestivo, e allo stesso tempo produrre degli scatti che possano raccontare l’esperienza e l’avventura di questo viaggio. Io e il mio compagno di viaggio e amico Tommaso, abbiamo deciso di affrontare questa avventura dormendo principalmente in tenda da tetto, organizzandoci alla giornata e mantenendo al minimo le spese.

Organizzazione e obiettivi

Sono un fotografo d’avventura e lifestyle, e ciò che cerco di proporre alle aziende è la produzione di contenuti che non siano solamente “belle foto”, ma che siano scatti che raccontano i prodotti e il brand all’interno di un’avventura e un’esperienza reale da raccontare.
Abbiamo deciso quindi di vivere questo viaggio in modo abbastanza spartano, per quanto già l’auto in sé offrisse un bel comfort, con volante riscaldato, cruise control e un bel po’ di spazio nel baule. Abbiamo portato con noi una tenda da tetto, in cui abbiamo dormito con temperature fino a -20 gradi (a -30 era congelata e non si riusciva nemmeno ad aprire), abbiamo sempre cucinato il nostro cibo sulla strada e ci siamo immersi nella cultura locale, pescando nei laghi di ghiaccio e esplorando la Lapponia in motoslitta.

Per fare questo abbiamo chiesto il supporto di diversi brand, che hanno partecipato con fondi o equipaggiamenti:

Honda: auto
Ferrino: equipaggiamento outdoor e per dormire al freddo
Autohome: tenda da tetto
DJI Italia: droni
Blizzard-Tecnica: sci, scarponi, scarponi da sci
ATK Bindings: attacchi per sci da alpinismo
Real Turmat (Drytech): razioni artiche
König: catene da neve
Hotel Montemezzi: partecipazione al viaggio

Itinerario e tappe

Abbiamo ritirato l’auto a Roma il 3 febbraio 2024 e durante il tragitto verso Verona, siamo passati da Modena e Treviso per ritirare attacchi, sci e scarponi. A Verona l’abbiamo caricata di tutto il materiale ed equipaggiata con la tenda da tetto. Dopo una colazione all’Hotel Montemezzi e qualche tappa a recuperare le ultime cose, partiamo effettivamente appena dopo pranzo verso il Grande Nord. Da qui comincia la risalita che ci porterà velocemente verso la Svezia, con un breve traghetto da Rostock (Germania) a Målmo (Svezia), per poi rallentare appena incontrata la neve. Già a Målmo dormiamo con -10°, ma con sacchi a pelo invernali non è troppo difficoltoso, anche perché nella Maggiolina c’è un comodo materasso. Decisamente più riposante di una normale tenda.

Risalendo la Svezia abbiamo ormai abbandonato definitivamente le strade con asfalto visibile, ma anche quelle innevate non sono poi così male, un’auto 4x4 con le gomme giuste procede tranquillamente anche senza i chiodi. La temperatura a Luleå supera i -20°, tanto che il mare è totalmente ghiacciato e si può procedere in auto sul mare stesso per raggiungere le isole vicine.

Siamo ormai già in Lapponia, e raggiungendo la Finlandia incontriamo le temperature più basse, fino a -30° verso il confine russo. Qui la tenda non si apre proprio perché congelata, e lo schermo LCD dell’auto va al rallentatore quando troppo freddo. Ci consideriamo fortunati, dato che parte ogni mattina senza grossi problemi, mentre gli scandinavi utilizzano un sistema particolare che ci mette un’oretta a riscaldare le loro vetture. Dormiamo in un ex rifugio della seconda guerra mondiale, ospitati da Mika, simpatico finlandese con una resistenza al freddo da uomo delle nevi. Mika ha preso questo posto per ospitare in futuro persone che si adattano a uno stile un po’ spartano (ad esempio dover andare in bagno all’esterno con -30°). Le giornate in questo luogo sperduto (secondo Mika non vivevano esseri umani in un raggio di circa 30 chilometri) consistono nella pesca nei laghi ghiacciati, giri in motoslitta a inseguire le renne e una sauna autocostruita in una delle capanne, che è un must per i finlandesi, a quanto pare molto più del bagno.

Proseguiamo verso nord passando per la penisola di Varanger in Norvegia, dove anche se il vento è più forte, le temperature vicino al mare tornano più umane, arriviamo anche fino a -10°. Qui ci sono spesso valanghe sulla strada, ed essendoci più umidità le strade da innevate diventano completamente ghiacciate, rendendo più pericolosa la guida.

Nei pressi di Capo Nord troviamo moltissimo vento, e purtroppo dobbiamo abbandonare l’idea di raggiungere il vero Capo Nord (che non è quello che si raggiunge con l’auto, ma un punto raggiungibile solo a piedi chiamato Knivskjelloden). La strada carreggiabile che porta a Capo Nord è percorribile in inverno solo in convogli organizzati, e i capi del convoglio ci hanno esplicitamente vietato di scendere dall’auto per raggiungere in sci Capo Nord in quei giorni.

Abbiamo quindi iniziato ha scendere passando per Tromso, dove siamo passati a ringraziare i ragazzi di Real Turmat, brand che ci ha fornito le razioni artiche, mangiate un pasto al giorno tutti i giorni, che si sono rivelate comodissime, buone, e facili da preparare senza congelarsi troppo. Abbiamo anche fatto un ranking personale dei migliori gusti, vince il “Pulled Pork med ris”.

Abbiamo passato qualche isola norvegese e poi le isole Lofoten. Durante questa discesa ci siamo fermati una notte con Lorenzo Barone, esploratore italiano decisamente più estremo di noi. Dopo centinaia di chilometri percorsi in sci in solitaria, si sta approntando per affrontare in kayak i mari del grande nord, fino a Capo Nord. Mentre per noi è già abbastanza provante dormire sopra un’auto con un po’ di freddo.

Maciniamo chilometri tra Norvegia e Svezia, tra sci, motoslitte e ormai temperature che si alzano parecchio, in alcuni casi superando anche lo zero. Ci rimangono ormai pochi giorni, e con picchi fino a mille chilometri giornalieri raggiungiamo Verona, scarichiamo, e riportiamo un decisamente usato ma sano e salvo CRV che è stato la nostra casa per più di un mese. 11443 chilometri dopo, è il 7 marzo.

Costi, tappe e chilometri percorsi per giorno. L'auto è un CR-V 4x4 Full Hybrid 2024, a pieno carico e tenda da tetto. Dati a cura di Tommaso.

Equipaggiamenti

Per un viaggio di questo tipo sono necessari diversi accorgimenti, se si parte ben preparati diventa piacevole anche affrontare l’inverno artico. Come dice un saggio. “non esiste buono o cattivo tempo, ma buono o cattivo equipaggiamento”.

Innanzitutto partendo dall’auto sono necessari ottimi pneumatici invernali e catene da neve facili da montare. Con il freddo da -15° in giù risulta difficile rimanere fuori a lungo a fare operazioni di precisione come ad esempio attaccare i pezzettini delle catene, quindi la velocità e facilità di montaggio risultano essenziali.

La tenda da tetto è da preferire oltre per la comodità anche per l’isolamento da terra.

Per il vestiario fino a -10°, -15° si può tranquillamente stare bene con normali dotazioni da montagna invernali, che si utilizzano anche sulle nostre montagne, mentre invece per le temperature più estreme meglio utilizzare le tute che i nordici utilizzano ad esempio per le motoslitte. Pesanti ma molto isolanti, e anche gli scarponi.

Per il cibo abbiamo scelto di mangiare barrette la mattina, un pasto con pasta e sugo pronto, l’altro con una busta a testa di Real Turmat, brand norvegese che produce razioni artiche. Sono le migliori che ho trovato sul mercato per comodità di utilizzo, bontà e il fatto che siano sane e nutrienti. La comodità è il fatto di dover solo scaldare l’acqua e poi inserirla direttamente nel sacchetto, aspettare, mescolare e il tutto è pronto. Questo è essenziale perché anche operazioni semplici come lavare una pentola, risultano molto complicate con temperature estreme, che fanno velocemente ghiacciare l’acqua e risulta quasi impossibile tenere il metallo in mano a mani nude.

Il freddo

Il freddo non è da sottovalutare ed è la sfida principale campeggiando nell’inverno artico. Ci sono diverse accortezza da tenere a mente per rimanere al caldo e dormire decentemente.

L’essenziale per non avere freddo è rimanere asciutti. Questo risulta difficile con grossi cambi di temperatura, ad esempio da dentro e fuori l’auto. Risulta essenziale rimanere senza scarpe all’interno dell’auto, cosicché i piedi e le calzature possano traspirare. Molto importante che le calze siano in lana di qualità, ad esempio lana merino. La lana è importante perché traspira di più e tiene caldo anche se bagnata, cosa che non accade con i materiali sintetici.

Anche per dormire la regola essenziale è l’asciutto. Con un buon sacco a pelo si dorme tranquillamente fino a -15°, poi diventa difficile tenere la faccia o il naso fuori per respirare. Il problema chiudendosi totalmente nel sacco a pelo è che il fiato crei condensa all’interno del sacco a pelo. Importante anche non toccare il fondo della tenda con i piedi, umidificando il sacco a pelo. Calze di lana obbligatorie anche per dormire.

Nel caso si avesse qualche arto molto freddo senza possibilità di tornare velocemente in auto, la scelta migliore è accendere un fuoco e mettere piedi o mani direttamente sopra il fumo, che fa evaporare l’umidità e igienizza. È ottimo anche per cuocere eventuali pesci pescati.

Anche se non funziona a temperature estreme, ottimo anche lo spray antigelo.

Da tenere a mente che tra temperature come -10° e -30° il freddo cambia drasticamente, tanto da ghiacciare completamente persino bottiglie di vino. Da non sottovalutare.

Fotografia

A livello di luce il nord è l’ambiente perfetto. Per quanto a febbraio ci siano ben poche ore di luce giornaliere, quelle che ci sono sono un’eterna golden hour, con tramonti e albe infiniti, dato che la luce è sempre radente. Per quanto la luce sia sempre perfetta, quando c’è, bisogna scontrarsi con la problematica del freddo.

Essenziale il trucco del sacchetto di plastica: quando si passa da un ambiente freddo al caldo (interno dell’auto), bisogna sempre mettere le attrezzature in un sacchetto di plastica sigillato, cosicché la condensa si formi sul sacchetto e non sulla fotocamera, andando potenzialmente a danneggiare l’elettronica. Questo anche per eventuali smartphone, soprattutto se non waterproof. Inoltre la condensa, se non affrontata correttamente, preclude di scattare per diversi minuti in quanto appanna totalmente la lente.

Sui manuali di droni e fotocamere è segnata una temperatura minima operativa, i miei hanno funzionato anche ben sotto alla stessa. Bisogna stare attenti se si lasciano molto tempo in esterno, ad esempio per fotografare l’aurora.

Conclusioni

Esiste questa differenza tra turismo e viaggio, che secondo me equivale al “vedere cose” o “vivere cose”. Spesso queste due dinamiche si mescolano, si uniscono. Questa volta sicuramente il viaggio ci ha fatto vivere molto, è stata un’esperienza stupenda ma anche provante e faticosa. Sfidare il freddo, dormire in tenda e macinare centinaia di chilometri giornalieri hanno sicuramente messo alla prova dei viaggiatori come me e il tomma.
È spesso la difficoltà che fa vivere appieno un’esperienza, lascia un’emozione forte e aumenta la felicità di essere partiti all’avventura.

Con Tommaso, con cui ho passato le turbolente classi del liceo (periodo infelice per entrambi), mai avremmo immaginato che qualche anno dopo, al posto di essere seduti sui banchi di scuola con l’ansia di essere interrogati, saremmo stati sul sedile riscaldato del “nostro” CR-V derapando sui mari ghiacciati della Lapponia.

Qui sotto un po’ di quelle fotografie che hanno segnato il nostro viaggio, e che spero possano ispirare qualcuno a partire all’avventura.

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